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Attaccato da tutti il papa che chiede il «negoziato» per la guerra in Ucraina

Attaccato da tutti il papa che chiede il «negoziato» per la guerra in Ucraina

ROMA-ADISTA. Fuoco di fila ad alzo zero contro papa Francesco che sventola la «bandiera bianca», cioè sostiene che in Ucraina, ma anche in Palestina, piuttosto che l’ostinazione a combattere per vincere occorre il coraggio di «negoziare» per raggiungere la pace.

Gli ultimi a sparare sul pontefice sono stati il segretario generale della Nato Stoltenberg, il presidente Usa Biden e il cancelliere tedesco Scholz con la ministra degli Esteri Baerbock. Putin «ha iniziato questa guerra e potrebbe mettervi fine oggi, ma l’Ucraina non ha questa opzione. Arrendersi non è pace. Dobbiamo continuare a rafforzare Kiev, per dimostrare a Putin che non otterrà quello che vuole», «se vogliamo trovare una soluzione negoziale duratura e pacifica, dobbiamo fare in modo di fornire supporto militare all’Ucraina», ha detto ieri Soltenberg – senza nominare Bergoglio, ma riferendosi chiaramente a lui – a margine della cerimonia a Bruxelles per l’ingresso ufficiale nell’Alleanza atlantica della ex neutrale Svezia, un atto che sicuramente non allenterà le tensioni con Mosca ma anzi contribuirà ad aumentarle. È stata poi la volta di Biden, tramite un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, il quale ha riferito all’Ansa che «il presidente Biden ha grande rispetto per papa Francesco» ma «la pace in Ucraina potrebbe essere raggiunta se la Russia decidesse di mettere fine a questa guerra ingiusta e non provocata e ritirasse le sue truppe». Ancora più esplicita, Baerbock: «Davvero non capisco il pontefice, se non dimostriamo forza ora, non ci sarà pace». E un portavoce del governo tedesco ha fatto sapere che nemmeno il cancelliere Scholz condivide l’appello di papa Francesco a scegliere la via del negoziato.

Scontate le reazioni negative da parte di Kiev, che ha convocato l’ambasciatore vaticano in Ucraina, il nunzio apostolico Kulbokas. Domenica sera, parlando alla nazione, il presidente Zelensky ha detto che la vera chiesa cristiana è quella che si trova al fronte («ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito, in prima linea» a proteggere «la vita e l’umanità») e non quella che sta «a 2.500 chilometri di distanza (cioè in Vaticano, n.d.r.), per svolgere una mediazione virtuale tra chi vuole vivere e chi vuole distruggerti». «Qualcuno allora ha mai parlato di negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo?», ha domandato retoricamente l’ambasciatore ucraino presso la Santa sede Yurash. E il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo Shevchuk: «In Ucraina nessuno ha la possibilità di arrendersi. E a chi guarda con scetticismo alla nostra capacità di stare in piedi, diciamo: venite in Ucraina e vedrete». Il verbo chiave sembra essere «arrendersi», eppure Bergoglio, nell’intervista alla Radiotelevisione della Svizzera italiana (Rsi), i cui contenuti sono stati anticipati sabato sera, non lo ha mai pronunciato, e l’espressione «bandiera bianca» è stata ripresa dall’immagine proposta dal conduttore del format dedicato ai colori, che per l’occasione era il bianco. Il papa ha però usato il verbo «negoziare», come peraltro fa da due anni – e ha inviato il cardinale Zuppi come negoziatore a Kiev, Mosca, Washington e Pechino –, accanto alla reiterata condanna dell’aggressione russa all’Ucraina. «Occorre avere il coraggio di negoziare», ha detto alla Rsi, «non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore». Ed è proprio il negoziato, camuffato con una bandiera bianca che sa di resa inaccettabile, il bersaglio degli attacchi al pontefice di chi quel negoziato non ha mai voluto né praticare né immaginare, perché continua a pensare il mondo diviso in due e vorrebbe che il papa indossasse elmetto con i colori di una delle due parti.

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