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Tra resistenza e speranza, l’impegno delle donne per la pari dignità nella Chiesa

Tra resistenza e speranza, l’impegno delle donne per la pari dignità nella Chiesa

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 15/10/2022

41233 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Le donne cattoliche lottano per “pari dignità e pari diritti” nella Chiesa: lo hanno dimostrato simbolicamente con un pellegrinaggio a Roma (1- 4 ottobre), durante il quale una delegazione di membri del Consiglio direttivo del Catholic Women’s Council (CWC), rete globale che riunisce più di 60 organizzazioni di donne cattoliche nei cinque continenti, ha consegnato in Vaticano, per l'Ufficio del Sinodo, le conclusioni del processo sinodale svolto.

Il lavoro di riflessione e discernimento si è dipanato tra marzo e giugno ed è stato condiviso in cinque incontri di ascolto internazionali. Fondamentali le questioni sul tappeto: condizione delle donne nella Chiesa, potere e partecipazione, strutture e trasparenza, vita sacramentale, resistenza e speranza, declinate con spirito inclusivo a partire dalla ricchezza di culture e di background che non compongono una unica voce femminile, bensì una pluralità di approcci, dispiegata anche nel cammino sinodale.

Il rapporto si basa anche su un sondaggio (“International Survey of Catholic Women, ISCW), commissionato dall’organismo Catholic Women Speak e condotto da due ricercatrici australiane, Tracy McEwan e Kathleen McPhillips (Università di Newcastle) e dalla teologa e saggista inglese Tina Beattie (Università di Roehampton, Londra). Finanziato dalla Fidel Götz Foundation (fondazione con base in Liechtenstein attiva dal 1969 per l'uguaglianza di genere e la giustizia sociale), pubblicato in otto lingue e somministrato tra marzo e aprile scorsi, ha ottenuto 17mila risposte da 104 Paesi, fornendo un quadro sul sentire femminile nella Chiesa di ampiezza senza precedenti. Inoltrato alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi lo scorso 20 settembre, nella persona della sottosegretaria suor Nathalie Becquart, costituirà la base di una pubblicazione che ne analizzerà i dati dal punto di vista sociologico e che vedrà la luce all’inizio del 2023.

«Malgrado le nostre differenze, la piena partecipazione delle donne alla Chiesa istituzionale e alla vita sacramentale è l'unico segno efficace dell'impegno dei vertici ecclesiali per la costruzione di una Chiesa veramente sinodale», afferma il rapporto del CWC, che rende conto della frustrazione e della sofferenza vissute dalle donne cattoliche di tutto il mondo rispetto all’abuso di potere, al clericalismo, alla discriminazione, al sessismo sperimentati all’interno della Chiesa: il trattamento di cui le donne sono oggetto, espressione di una cultura patriarcale ed esclusivamente maschile, argomenta il documento, è all’origine di violenze di genere e di abusi di ogni genere, da quelli sessuali a quelli spirituali e di coscienza, tanto nella Chiesa quanto nella società.

Un “censimento” del sentire femminile

Quattro le macroconclusioni cui il sondaggio (pubblicato integralmente sul sito di Catholic Women Speak), conduce; la prima è che «anche quando le donne hanno notevoli difficoltà con le istituzioni e le strutture cattoliche, la loro identità cattolica è molto importante per loro«: «Molte di coloro che hanno risposto alle domande aperte – si legge – hanno sottolineato l'importanza della loro fede, la centralità dell'Eucaristia nella loro vita e la loro partecipazione attiva alle parrocchie e alle comunità ecclesiali, pur esprimendo alti livelli di frustrazione o insoddisfazione», nonché «la giustizia sociale e l'assistenza ai poveri e ai vulnerabili come vitali per la loro comprensione di ciò che significa essere cattoliche».

Un secondo dato importante è che la maggior parte delle donne cattoliche vede con favore la riforma della Chiesa: e non soltanto rispetto al ruolo delle donne. Le intervistate hanno sottolineato la necessità di «riformare gli insegnamenti della Chiesa sulle questioni relative alla sessualità, compreso il rispetto per la libertà di coscienza e il ruolo delle persone LGBTIQ all'interno della Chiesa; i ruoli di leadership delle donne nelle parrocchie e nelle istituzioni cattoliche; le questioni liturgiche relative al linguaggio inclusivo, alla predicazione e, per alcune, all'ordinazione delle donne al sacerdozio e/o al diaconato, e al secondo matrimonio dopo il divorzio». Una minoranza di intervistate ha invece espresso una preferenza per il ritorno della Chiesa a un modello preconciliare di autorità, sacerdozio e liturgia.

Un terzo elemento importante è che le intervistate hanno «identificato l'abuso sessuale, fisico ed emotivo di donne, bambini e altri soggetti vulnerabili come un problema dominante. Una maggioranza sostanziale si è detta preoccupata per la prevalenza di abusi, razzismo e sessismo nei contesti ecclesiali».

Un'ultima importante constatazione è che le donne cattoliche sono profondamente preoccupate per la trasparenza e la responsabilità nella leadership e nella governance della Chiesa. Una maggioranza sostanziale delle intervistate, recita il documento, «ha individuato nel clericalismo un impatto negativo sulla vita della Chiesa. C'è stato anche un alto livello di accordo sull'urgenza di un modello di Chiesa meno gerarchico e autoritario, con una maggiore collaborazione e condivisione di responsabilità e autorità». È stato sollevato anche il problema della giustizia economica negli affari ecclesiastici, tra cui «la mancanza di una retribuzione adeguata per le donne che lavorano nella Chiesa, sia laiche che religiose».

Tra resistenza e speranza

Le sollecitazioni del Catholic Women’s Council si muovono nella tensione tra resistenza e speranza: nella difficoltà di essere parte di un'istituzione radicata in strutture discriminanti, le donne di tutto il mondo sperimentano nuovi modi di essere e vivere la Chiesa, dando un’impronta fortemente inclusiva alle comunità, e a partire dalla loro fede si impegnano affinché il raggiungimento di uguaglianza, dignità e piena partecipazione non resti solo una speranza, chiedendo alla gerarchia della Chiesa di informare tutti i processi elettorali e decisionali a un criterio di parità di diritti, di opportunità e di peso “politico”.

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