
La tragedia dei migranti, il declino dell’Europa. Un libro come bussola, contro il naufragio dell’Occidente
Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 09/02/2019
39685 CITTÀ DI CASTELLO (PG)-ADISTA. Prezioso per capire in profondità quali enormi processi siano in atto dietro il fenomeno delle migrazioni in Europa e nel mondo, è un libretto appena edito dall’editrice altrapagina di Perugia, realtà editoriale da anni animata da don Achille Rossi.
Il libretto si intitola La tragedia dei migranti (pp. 82, 11€; può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista. it), e contiene tre saggi, estratti dalle relazioni dell’annuale convegno che altrapagina organizza ogni anno, in estate, a Città di Castello (PG). I saggi sono di Raniero La Valle, giornalista e saggista, ex parlamentare della Sinistra Indipendente; Giusy Nicolini, già sindaco di Lampedusa e Fabrice Dubosc, psicoanalista e terapeuta interculturale, tra gli allievi di Pannikar.
La Valle in particolare parla dei migranti come del kairós del tempo che viene. E del naufragio dei migranti come dell’emblema di un «naufragio fondatore» per la cultura occidentale, quello biblico di Giona: «Sembra che tutto sia finito; i marinai che lo hanno gettato in mare sono in salvo, e così anche la nave, il Mediterraneo è ritornato calmo, le terre che lo circondano sono al sicuro, mentre il naufrago è scomparso, inghiottito dai flutti, non darà più fastidio e pena a nessuno. È un po’ quello che pensiamo noi, che pensa l’Europa, quando i barconi dei profughi spariscono dai radar, non importa dove siano andati a finire, tanto sono numeri, di morti, di dispersi oppure di respinti, di deportati lì dove non vorrebbero andare. Ma così non è, non tutto è finito: Giona, inghiottito da un pesce, è da questo rigettato sull’asciutto e torna a incombere sul futuro come una partita che non si è chiusa. Infatti il pericolo rappresentato da Giona diventa ancora maggiore di quello di prima, perché si volgerà contro la grande città che troneggia sulla terraferma a cui egli annunzierà addirittura la distruzione, in pratica il genocidio, pretendendo che sia Dio stesso ad eseguirlo. In effetti non si sa in che modo debba avvenire la distruzione e lo sterminio di Ninive; secondo la Bibbia sarà opera di Dio, ma qui la Bibbia si sbaglia, Dio non fa nessun genocidio, però ancora non era venuto Gesù a dirlo, non era ancora venuto a fare l’esegesi di Dio, e quindi la Bibbia non lo sa. E così anche noi oggi non sappiamo chi sarà nel nostro tempo a perpetrare devastazioni e genocidi. Però una cosa la Bibbia ebraica sapeva, e una cosa possiamo sapere anche noi; che se Ninive si converte, se i cittadini di Ninive, dal più grande al più piccolo, si ravvedono e cambiano la loro condotta, e se i re di Ninive, invece di diffondere odio e paura, si alzano dal trono e chiedono che ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani, la città non sarà distrutta, e il genocidio non ci sarà».
Giusi Nicolini, dal 2012 al 2017 sindaco di un’isoletta di 20km quadrati e ben 5mila abitanti, primo porto sicuro al di là delle coste africane per migliaia di disperati che attraversano il Mediterraneo, si è battuta per fare di Lampedusa un modello di accoglienza, nello sforzo incessante di dare integrazione e diritti, anticipando ed affiancando l’esperienza di Riace. «Se noi – scrive – consideriamo i migranti sempre solo come problemi, come persone che non ci portano nulla ma attingono alle nostre risorse, non comprenderemo mai aspetti importanti del fenomeno. C’è bisogno di tutto: di fare formazione, di combattere con pene più dure i reati come razzismo, aggressioni, sfruttamento dei migranti. Sono reati anche le azioni compiute dalla Lega, che ha esordito con vilipendi alla bandiera, ingiuriando i meridionali. Credo che ora anche la magistratura stia prendendo provvedimenti e il caso della nave Diciotti lo testimonia. Attualmente a Lampedusa continuano a verificarsi sbarchi, seppur ridotti di numero, e il centro di accoglienza è pieno, ma la comunicazione ufficiale – quella dei media che esprimono la volontà governativa – punta i riflettori altrove. In Europa sono stati accolti 12mila migranti, ma i 170 della Diciotti figurano su tutti i media, perché il governo vuol dimostrare che sta gestendo a proprio modo la situazione». Salvare i migranti oggi non serve «solo per il bene dell'umanità, ma anche per contrastare la propaganda delle destre e salvare la democrazia in Europa».
Nella parabola del samaritano, spiega invece nel suo intervento Dubosc, «il prossimo non è il poveretto, la povera vittima. Ma qualcuno che, anche se appartiene a una cultura completamente diversa dalla mia», è «il prossimo considerato capace di bene, forse più di me di essere nel giusto». Il samaritano, appunto. «È lui che si ferma ad aiutare un massacrato di botte, e si dimostra più caritatevole dei sacerdoti di sangue puro, di coloro che “avrebbero dovuto”. In altre parole l'altro non è colui che va assistito, ma qualcuno cui va riconosciuta la capacità di esserci, cavarsela da solo. Scegliere – se vuole – il bene, come quel migrante che si è tuffato per salvare un bambino che annegava, quell'altro che ha sventato una rapina, quello che si è arrampicato su un palazzo per afferrare una bambina aggrappata a una ringhiera. Ma allora dobbiamo riconoscere come prossimo solo gli eroi? No, ciò che conta è il rovesciamento del prossimo dalla posizione della vittima da assistere a quella che nella sua diversità più o meno radicale è capace di bene».
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