5 anni di Francesco: l’attualità di un sogno
Tratto da: Adista Notizie n° 11 del 24/03/2018
Alla morte di Giovanni Paolo II, l’elezione di Ratzinger a papa fu la conferma scontata della mancanza di democrazia all’interno della Chiesa cattolica e la sua volontà di arroccarsi sempre più; infatti, il Collegio dei cardinali, con insensibilità e impassibilità, impose ancora un papa conservatore, curiale e chiuso al dialogo. Ratzinger il programma del suo pontificato lo aveva già enunciato prima della nomina a papa. Da anni la Congregazione per la Dottrina della Fede da lui presieduta sfornava documenti tanto chiari quanto intolleranti; e si contano a decine i processi e i provvedimenti canonici emessi contro vescovi, teologi, sacerdoti e suore: nella Chiesa si viveva un clima di sospetto. Uomini e donne che si erano distinti per il loro pensiero critico e per la loro energica volontà di riforme erano trattati con metodi da Inquisizione. Non avveniva da decenni che nella Chiesa ci fosse tanto terrore ad esternare le proprie idee e si rafforzavano sempre più i tratti di una Chiesa intollerante, arrogante, inumana, che parlava di diritti dell’uomo all’esterno, ma non li rispettava al suo interno. Furono relegati ai margini autentici testimoni di Gesù Cristo, colpevoli di aver urtato il potere, battuto vie nuove, quelle strade su cui subito cominciano a camminare gli ultimi, i poveri di Dio, e sulle quali invece inciampano, scandalizzati, i potenti. Colpì molti il breve e scarno discorso pronunciato da Benedetto XVI dalla loggia di San Pietro subito dopo l’habemus papam e quello solennemente pronunciato in latino nella terrificante cornice della cappella Sistina: non solo non fece alcun riferimento alle tante guerre che si stavano combattendo, ma non citò mai i poveri, quei poveri che sono il cuore dell’impegno della Chiesa, presenza reale di Gesù stesso. Non è possibile essere cristiani senza i poveri, non ce la caviamo senza di loro; se essi sono perdenti, la Chiesa perderà con loro. Insomma, dopo la dolce primavera del Concilio Vaticano II tutto lasciava intravedere un periodo buio per la vita della Chiesa, un inevitabile autunno, se non addirittura un terribile inverno. Cristianamente molti continuarono a sperare; noi cristiani crediamo ai miracoli, crediamo all’intervento della tenerezza di Dio nella storia dell’umanità: quel Dio Padre-Madre che, come racconta inequivocabilmente il Vangelo, sa trasformare le cose umanamente impossibili in possibilità sconvolgenti.
Ed è arrivato papa Francesco. Lo confesso, non mi sono fidato subito di lui e resto convinto che non sia normale che i tentativi di cambiamento vengano dal vertice e non dalla base della Chiesa. Invece a cinque anni dalla sua elezione, penso che il volto della Chiesa cattolica stia cambiando più di quanto si immagini: è ormai impossibile pensare ad essa come un monolito, del tutto corrispondente al dettato dei numerosissimi documenti curiali. Il cambiamento che è avvenuto e sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti. Questo vuol dire che nessuno è riuscito a impedire che il cattolicesimo proseguisse quel cammino di rinnovamento iniziato con la seconda metà dello scorso secolo e con il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Per molti è diventato attuale il sogno del salmista che, insieme al popolo, era stato esiliato da Gerusalemme: «Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso» (Salmo 126). Ora c’è da chiedersi: cosa succederà dopo Francesco? Il sogno continuerà e diventerà sempre più reale, resterà un sogno o si trasformerà in incubo? È veramente cambiata la gerarchia cattolica? E si è ridotta la distanza tra questa e la base della Chiesa? E questa è maggiormente cosciente di essere la parte più importante della Chiesa? Insomma, è servito a qualcosa far insediare Francesco nel cuore di Roma, un papa che si ispira al poverello di Assisi sul trono che fu di Innocenzo III?
Viviamoci e godiamoci questo tempo nel quale per tanti nella Chiesa i sogni di rinnovamento sembrano finalmente realizzarsi; impegniamoci e… speriamo fermamente in Dio!
Vitaliano Della Sala è amministratore parrochiale a Mercogliano (AV)
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!