
Il Vaticano II, ma con diritto di replica
Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 04/11/2017
La vicenda della lettera del 15 ottobre, con cui papa Francesco ha puntualizzato il contenuto del motu proprio Magnum Principium, ha qualcosa di esemplare per la storia della Chiesa degli ultimi 50 anni.
Infatti, dopo una prima fase di entusiasmo per la liturgia, il magistero ecclesiale post-conciliare, a partire dagli anni ‘80, aveva iniziato sempre più a diventare diffidente e quasi a disperare della liturgia e della riforma della Chiesa. Anzi, si era venuta creando una sorta di equazione: siccome alla Riforma liturgica doveva seguire la riforma della Chiesa, la resistenza verso la liturgia significava, per più di qualcuno, la restaurazione della Chiesa pre-conciliare.
Soprattutto dall’inizio del nuovo millennio, soprattutto per iniziativa diretta e coerente di Joseph Ratzinger – prima come prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede e poi come papa Benedetto – si posero le premesse di questa “disperazione liturgica”: con Liturgiam authenticam (2001) si stabiliva il primato assoluto della lingua latina sulle lingue parlate; con Redemptionis Sacramentum (2004) si diffidava della “assemblea celebrante”; con Summorum Pontificum (2007) si creava addirittura un “regime parallelo straordinario” rispetto alla liturgia riformata. Il tentativo di comprendere questa tendenza come “fedeltà al Concilio Vaticano II” suonava come vuota retorica, che nascondeva la rimozione del Concilio stesso.
Papa Francesco, pur avendo mantenuto un basso profilo sulla liturgia fino a qualche mese fa, a partire dall’estate scorsa ha compreso meglio che in quell’ambito si nascondeva una delle opposizioni più insidiose non tanto al suo pontificato, ma alla attuazione del Concilio Vaticano II, che del suo pontificato appare come il cuore. Così, dopo aver ribadito la irreversibilità della Riforma liturgica e la vanità di ogni tentativo di “riforma della riforma” è intervenuto con Magnum Principium per riaprire il terreno della “inculturazione” nelle traduzioni dei testi liturgici.
Il tentativo paradossale, e quasi comico, con cui il card. Sarah si è opposto a questa giusta ripresa del Vaticano II è arrivato fino a proporre, con l’autorità di prefetto della Congregazione del Culto, una interpretazione “autentica” di Magnum Principium che gridava vendetta al cielo, per contraddittorietà rispetto al testo ufficiale. Il fatto che il papa stesso abbia preso carta e penna e abbia chiesto formalmente al cardinale di rettificare tutti i gravi fraintendimenti offerti dal suo commento costituisce un passaggio decisivo per il pontificato di Francesco e per la attuazione del Concilio. Esso stabilisce che:
- deve finire il tentativo di ridurre il Vaticano II al nulla, come è accaduto molto spesso in questi ultimi 30 anni, con la compiacenza di ampi settori della gerarchia;
- che l’autorità delle Conferenze episcopali non può essere semplicemente scavalcata dal centralismo romano;
- che il tentativo goffo di far dire ai testi quello che si vuole deve essere apertamente censurato, soprattutto quando a farlo sono autorità che dovrebbero usare responsabilmente del loro potere;
- che esiste una evoluzione del Magistero e che né al centro né in periferia si può credere di essere autorizzati a continuare per inerzia nelle prassi precedenti;
- che la ripresa di un dialogo profondo tra Chiesa e mondo, tra fede e cultura, costituisce un passaggio pastorale vincolante, che nessuno, nemmeno un prefetto, può sognarsi di evitare.
La lettera è stata indirizzata solo al card. Sarah. Ma in realtà essa parla a tutti coloro che, al centro come alla periferia, hanno pensato di poter semplicemente fare come se nulla fosse, perpetuando uno stile ecclesiale tanto irrilevante quanto autoreferenziale, magari mascherandosi da “Chiesa in uscita”, cosa che certo a Sarah non possiamo in alcun modo rimproverare.
* Andrea Grillo è docente di Teologia Sacramentaria presso la Facoltà Teologica del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e di Teologia presso l'Istituto di Liturgia Pastorale di Padova, nonché dell'Istituto Teologico Marchigiano di Ancona
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