Scissione pd: “Non spezzate il sogno di un partito plurale”. La base cattolico-democratica non ci sta
Tratto da: Adista Notizie n° 9 del 04/03/2017
38871 ROMA-ADISTA. Mentre si sta verificando una paradossale scissione nella scissione, con Michele Emiliano che ha deciso di restare e di candidarsi al prossimo congresso in alternativa a Matteo Renzi, ciò che sta avvenendo nel Partito Democratico, dal quale è in uscita buona parte della sinistra interna, continua a far discutere quanti, a sinistra ma anche nel mondo cattolico democratico, avevano investito in questo progetto considerandolo il punto di approdo di un lungo cammino, quello caratterizzato dal dialogo tra cultura cattolica e sinistra, che ha attraversato il ‘900 ed era culminato nel progetto, soffocato nel sangue, delle convergenze parallele e del compromesso storico di Aldo Moro. Chi, nel 2007, aveva salutato con favore la fusione tra Ds e Margherita, aveva infatti pensato che l’intuizione morotea si fosse in qualche modo realizzata, così come si realizzava il sogno di un grande raggruppamento progressista nel quale trovassero sintesi ed avessero diritto di cittadinanza culture e storie politiche diverse, laiche e cattoliche, socialiste e liberali, riformiste e radicali.
La realtà non è stata all’altezza delle aspettative di tanti, anche se, va detto, c’era anche chi (tra questi Adista, che lo aveva documentato, tra l’altro, in un suo speciale – Adista Documenti n. 50/2007 – dal titolo “È partito democratico?” uscito proprio all’indomani della fondazione del nuovo partito), aveva rilevato sin dalla nascita del Pd il pericolo di una operazione di vertice, di un matrimonio “forzato”, di una operazione di stampo ancora troppo elettorale. Era infatti l’epoca del Porcellum, che garantiva al partito od alla coalizione che avesse prevalso alle elezioni il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati. Ora quella legge non c’è più, affossata dalla Corte Costituzionale, e non c’é più nemmeno l’Italicum, rimaneggiato anch’esso dalla Consulta, ma soprattutto bocciato dagli elettori nella consultazione del 4 dicembre (che riguardava la Costituzione, certo, ma anche la legge elettorale che, se il Senato non fosse stato abolito, non poteva che essere “zoppa”) e i giochi si riaprono. E le carte, inevitabilmente, si sparigliano. La prospettiva è infatti quella di andare alle prossime elezioni con un sistema elettorale proporzionale (con un forte sbarramento all’ingresso dei partiti minori). Anche perché ad oggi il proporzionale sembra l’unico meccanismo in grado di garantire sufficientemente tutte le forze politiche in campo. Questa concausa, unita al clima di sempre maggiore difficoltà nel dialogo interno tra le componenti del Pd, ha accelerato il processo di dissoluzione del progetto democratico.
La base cattodem non vuole la scissione
Ci sono però intellettuali e leader cattolico-democratici che non rinunciano a riflettere in maniera critica su quanto sta avvenendo. E non rinunciano a pensare che il dialogo tra cattolicesimo politico e sinistra riformista possa/debba proseguire all’interno di forme strutturate di rappresentanza.
Non è forse casuale che tra coloro che più si sono spesi per evitare la scissione ci siano proprio esponenti del cattolicesimo politico come Romano Prodi e Rosi Bindi, che pure vicini al segretario dimissionario del Pd Renzi non sono mai stati. Il primo, in un colloquio con Goffredo De Marchis su Repubblica (21/2), si è addirittura detto «angosciato» per quanto sta avvenendo nel Pd, di cui lui è stato tra i fondatori. E delle ultime vicende parla con sbigottimento: «Nella patologia umana c’è anche il suicidio». «Le ragioni per cui qualcuno pensa alla scissione sono esattamente quelle per cui dobbiamo stare insieme», dice invece in una intervista a La Stampa (21/2) Rosi Bindi, che aggiunge: «Se vogliamo che il progetto politico del Pd vada avanti, il partito va tenuto unito».
Sandro Campanini, da poco coordinatore di C3dem (www.c3dem.it), rete cui aderiscono numerose associazioni italiane che si riconoscono nella cultura cattolico-democratica, si fa esplicitamente portavoce dei malumori della sua base: «Credo che la maggior parte di noi veda negativamente l’ennesima separazione, in un’Italia già contrassegnata da frammentazioni e divisioni. Vogliamo ancora credere che si possa trovare, anche adesso anzi, oserei dire proprio adesso, la capacità da parte di tutti di guardare più a ciò che unisce che non a ciò che, in questo momento, divide».
Va nella stessa direzione, ma con toni più accorati, l’intervento di Beppe Elia pubblicato sul sito del Meic, il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale di Azione Cattolica: «Ma è possibile che questi dirigenti politici non vedano lo sconcerto che stanno seminando nella loro base, in quel popolo che ha dedicato tempo, energie, voglia di costruire un soggetto politico unitario, e che oggi lo vede distruggere da un gruppo di dirigenti inguaribilmente autoreferenziali? Avremmo sperato in un dibattito anche serrato dentro il partito, dopo i cattivi risultati elettorali di questo anno, per ridefinire obiettivi e strategie. Invece tutto si sta consumando in un dissidio di cui non si capiscono le ragioni; o forse ben più banalmente, e amaramente, tutto si concentra intorno alla ricerca del potere per la propria parte, a danno di quella avversa». «Ho ancora la speranza che le voci ragionevoli e consapevoli, oggi sommerse da altre voci ben più tonanti, tornino ad essere ascoltate».
Assai meno fiducioso è Luigi Alici, docente di Filosofia Morale all’Università di Macerata ed ex presidente di Azione Cattolica che commenta dalla sua pagina facebook (21/2): «Il PD era un'utopia, e l'utopia è inscindibile; quella che sta accadendo è una fine, non una scissione; era parte dell'utopia l'idea che unire i diversi sia meglio che dividere i simili. Punto».
Troppi “no”. Maschili e singolari
Schierata, nella querelle che divide i democratici tra renziani e ala sinistra del partito, è Giancarla Codrignani, che fu nel gruppo di quei cattolici che si candidò nel lontano 1976 nelle liste del Pci come indipendente, disobbedendo tra le prime al veto per i cattolici di militare a fianco dei comunisti. In una lettera pubblicata sull’Unità (18/2) la Codrignani scrive che lei, pur non essendo comunista, aveva «scelto di sostenere un partito degno di governare in un Paese che non aveva mai avuto alternanza di governo. La politica di Berlinguer lasciava intendere che un “partito democratico” era già una necessità storica; anche se chi stava in Parlamento si rendeva conto che, fatto salvo l’occultamento pubblico delle tensioni interne, il Segretario era amato dalla dirigenza del Pci all’incirca quanto oggi Renzi. Era operante – spiega la Codrignani – la conventio ad excludendum, oggi riesumata per impulsi masochistici e autodistruttivi da una sinistra che osserva un solo postulato: non governare mai, limitarsi a dire “no” al governo, qualunque sia la qualità delle riforme proposte, soprattutto in presenza di crisi e attentati alla democrazia».
Altra ex parlamentare cattolica comunista, con un percorso però differente (l’esperienza politica tutta interna al Pci, oltre l’appartenenza ad una generazione successiva a quella della Codrignani), Livia Turco, sempre sulle pagine dell’Unità (21/2) fa della crisi del Pd anche una questione di genere, in particolare lagata all’«ipertrofia dell’io maschile». E si appella alle donne democratiche: «Dobbiamo esercitare la nostra autonomia e costruire un’alleanza tra donnne. Dobbiamo imporre con passione e determinazione la superiorità della pratica del “prendersi cura”, del “rammendo sociale”. Solo così salveremo la sinistra, salveremo il Pd».
* Foto di HartemLijn tratta da Wikimedia Commons, licenza e immagine originale
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!