Quale legge elettorale?
Tratto da: Adista Notizie n° 2 del 14/01/2017
Nel suo discorso di fine anno Mattarella è stato categorico: non ci sarà scioglimento anticipato di Senato e Camera dei deputati, pur auspicato da molti, prima dell’approvazione di una legge che renda omogenei i sistemi elettorali per entrambi i rami del Parlamento. «Ora, non vi è dubbio che, in alcuni momenti particolari, la parola agli elettori costituisca la strada maestra. Ma chiamare gli elettori al voto anticipato è una scelta molto seria. Occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge. Queste regole, oggi, non ci sono».
Risolvendo, rapidamente, la crisi di governo, il Presidente ha inteso dare tempo al Parlamento per approvare tali nuove regole. Ha ben interpretato questo intento Paolo Gentiloni, da lui designato alla Presidenza del Consiglio, che, nel discorso d’insediamento, ha ribadito insostituibile il Parlamento in tale compito, le forze politiche sono perciò chiamate a confrontarsi su un nuovo testo ben sapendo che la nuova legge deve garantire la coerenza nella composizione delle due assemblee parlamentari, Camera e Senato.
La soluzione del problema non sarà semplice. Da sempre, nei regimi democratici, ogni forza politica tende a far approvare norme che la favoriscono, pur dichiarando di ispirarsi solo all’esigenza di garantire la massima rappresentatività possibile della volontà degli elettori.
Questo dovrebbe essere in verità il vero criterio di scelta fra le numerose opzioni possibili, fra il proporzionale puro e il maggioritario senza correzioni, ogni volta che si rende necessario un adeguamento della legge elettorale alle variazioni interne delle società. Queste non restano sempre identiche a se stesse, mentre identico resta l’obbligo che l’adeguamento sia coerente con l’interesse generale.
Le nostre forze politiche, frammentate e autoreferenziali, non sono nelle migliori condizioni per realizzare accordi idonei a rispettare tale obbligo, tanto più che non tutte, nonostante siano unanimi nella richiesta di “elezioni subito”, sono pronte ad affrontare una competizione elettorale ravvicinata.
Convinti tutti che l’Italicum deve essere riveduto e corretto, se non altro, perché uscirà modificato dall’intervanto della Corte costituzionale previsto per il 24 gennaio, ci sono in campo proposte incompatibili fra loro: il proporzionale, più o meno, con qualche correzione, auspicato dai berlusconiani e, con un suo progetto, dal M5S; e la riedizione del Mattarellum proposta dalla direzione del Pd, ma non gradita a tutto il partito, condivisa, invece, da Salvini e Meloni, favorevoli a qualsiasi soluzione.
Proprio tale articolazione, espressione di una frammentazione irriducibile, rende necessaria una legge che consenta la rappresentanza parlamentare rispettosa di tale realtà, per riavviare una prassi che assicuri governabilità senza violentare la rappresentanza. Delle tre maggiori forze politiche in campo – Pd, M5S, Destra – nessuna è in grado di prevalere sulle altre, né è nelle condizioni di gestire premi di maggioranza che ne scompaginerebbero la compattezza interna.
Una legge proporzionale con uno sbarramento minimo e con un modesto premio di maggioranza alla lista che ottiene più voti può garantire, invece, un primato d’iniziativa nella costruzione di una coalizione di governo sostanzialmente paritaria.
* delle Comunità Cristiane di Base
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