In principio era il dono. Alla riscoperta della spiritualità del creato
Tratto da: Adista Documenti n° 31 del 17/09/2016
DOC-2809. SAN PIETRO IN CARIANO-ADISTA. «All'inizio c'era il dono», la benedizione originale che l'universo rappresenta dalla sua nascita, circa 15 miliardi di anni fa, fino al prezioso istante che stiamo vivendo ora. «E il dono era con Dio, e il dono era Dio. E il dono venne a porre la sua tenda in mezzo a noi», assumendo al principio la forma della sfera di fuoco primordiale e via via degli atomi di idrogeno e di elio, delle galassie, dei pianeti, di un pianeta in grado di ospitare la vita, della vita in tutte le sue stupefacenti espressioni: le cime innevate dei monti e le dune dei deserti, la spiga di grano e il baobab, la farfalla e il millepiedi, la coccinella e l'elefante, fino a «esseri che stanno in piedi su due zampe sole, e che camminano. E che hanno pollici opponibili per creare ancora di più, mettendo al mondo ancora altri doni». Parte da qui il libro di Matthew Fox La spiritualità del creato. Manuale di mistica ribelle, curato dal teologo anglicano Gianluigi Gugliermetto, appena uscito per i tipi della casa editrice Il Segno dei Gabrielli (pp. 128, 13 euro; il libro può essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it). Ed è proprio l'incipit che ci si poteva aspettare dal celebre teologo statunitense, ex frate domenicano espulso dall’ordine nel 1993 per volontà dell’allora cardinale Ratzinger e fondatore dell’Institute of Culture and Creation Spirituality in California, autore, tra molto altro, del capolavoro Original Blessing, per l’appunto, “benedizione originale” (tradotto in italiano dalla casa editrice Fazi con il titolo In principio era la gioia), con cui il teologo ribaltava in maniera completa il tradizionale itinerario verso Dio del cattolicesimo ufficiale, il cui punto di partenza è il peccato, rimettendo all'origine e al centro il bene, la gioia, la grazia, la lode.
Il piccolo volume pubblicato oggi da Il Segno dei Gabrielli, che, come evidenzia giustamente nella prefazione Gianluigi Gugliermetto, «rappresenta un momento di sintesi particolarmente felice delle intuizioni di Matthew Fox sulla vita spirituale», ripropone per il pubblico italiano il libro Creation Spirituality apparso nel 1991, riportandone il prologo sulla storia della creazione in chiave scientifico-mistica e la prima parte dedicata alla presentazione degli elementi centrali della spiritualità del creato, ma non la seconda parte, ormai datata, centrata sull’applicazione di questa visione alla pratica personale, sociale e politica nel concreto contesto storico e culturale statunitense (con la promessa, però, spiega Gugliermetto, di produrre in futuro un altro testo che, in parallelo con la seconda parte del testo originale, entri «nel vivo del contesto sociale, storico, religioso e politico italiano di oggi, per raccontare in che modo la spiritualità del creato si sta intersecando o si può intersecare con i movimenti più vitali di rinnovamento profondo» esistenti nel nostro Paese).
Dove incontrare Dio
Nel libro - che si conclude con un'intervista rilasciata dal teologo a Gugliermetto (anticipata dalla nostra agenzia sul numero di Adista Notizie 28/16) e con il Manifesto dell’Associazione Italiana Spiritualità del Creato - Fox si riallaccia a una tradizione che è in realtà assai antica e che costituisce «l’eredità spirituale fondamentale dei popoli nativi di ogni continente»: una tradizione di cui fa parte lo stesso Gesù, che l’ha ripresa dalla sapienza dell’antico Israele, e che è stata rilanciata da Tommaso d’Aquino, Matilde di Magdeburgo, Meister Eckart, Giuliana di Norwich, Niccolò Cusano. Ma, sottolinea Fox, per gli occidentali del XX e del XXI secolo si tratta di una riscoperta nient'affatto scontata, perché «l’attacco portato avanti dalla cultura antropocentrica che iniziò con la dissoluzione della cosmologia alla fine del Medioevo ci ha isolati all’interno di un mondo meccanicistico e non mistico», cosicché «oggi incontrare la spiritualità del creato è come riaprire un sentiero nella giungla, un sentiero che è stato coperto da rovi e da piante con radici profonde».
In questo quadro, il teologo offre un itinerario spirituale attraverso quattro sentieri, rispondendo così alla domanda cruciale su dove oggi sia possibile incontrare Dio: possiamo fare esperienza del divino, evidenzia Fox, nella via positiva, cioè «nello stupore, nella meraviglia e nei misteri della natura e di tutti gli esseri, ciascuno dei quali è una “parola di Dio”»; nella via negativa, cioè nell’oscurità e nel nulla, nello svuotamento e nel dolore; nella via creativa, cioè nella nostra capacità di generare, per mezzo della quale «siamo co-creatori con Dio»; nella via trasformativa, cioè nel dare sollievo alla sofferenza altrui, nella lotta contro l’ingiustizia - un «affronto alla pienezza cosmica» - e a favore dell’omeostasi (la ricerca di equilibrio intrinseca a tutta la storia dell'universo) e nella «festosità» che emerge «quando gli individui si incontrano per lodare e ringraziare per il dono dell’essere e dello stare insieme»: vale a dire nella compassione, che «abbraccia tutto perché è la nostra risposta all’interdipendenza di tutte le cose», la «legge morale dell’interconnessione». Su questo cammino, sottolinea Fox, molti sono i «doni di grazia» offerti al nostro tempo dalla spiritualità del creato, a cominciare da quello di una nuova storia cosmica della creazione, grazie a cui «avvertiamo la nostra connessione con le altre creature e con le persone che abitano questo sorprendente pianeta», o da quello di una nuova storiografia, in cui la storia dell’umanità è posta nel contesto della storia del cosmo, sperimentando «un nuovo incontro con Dio, un Dio che «è sempre meno guerrafondaio e meno patriarcale, e si occupa sempre di più della compassione, della giustizia, della festa, della bellezza e della creatività». Un Dio come la Mente dell’universo, «la Mente che sta dietro alla mente umana che studia le verità dell’universo». Un Dio che vive in noi rendendoci co-creatori, «ma specialmente rendendoci profeti che interferiscono con l’ingiustizia e proclamano la libertà degli oppressi», intendendo per tali, evidenzia Fox, anche «le foreste pluviali e gli oceani, il suolo e l’aria, le creature alate e quelle dotate di pinne, i quadrupedi e i bipedi», perché «tutti stiamo morendo per mano della nostra specie».
E se la nuova storia cosmica ci ha permesso di poter nuovamente chiamare "casa" l'universo in cui viviamo, sono necessarie tuttavia delle regole per poterci vivere nel migliore dei modi, anche se sono regole speciali come quella della «stravaganza», quella di una natura «scialacquatrice» che ci invita ad «avere le mani più aperte, i cuori più grandi, le anime più allargate»: «Siamo capaci noi, che abbiamo anime della grandezza dell’universo, di spendere tutto come fa l’universo? Oppure teniamo le nostre anime al chiuso e moriamo senza esserci spesi, senza essere stati utili e senza esserci impegnati in niente?». Regole come quella dell’interconnessione, «un habitus dell’universo», secondo l'espressione dello scienziato Rupert Sheldrake - grazie a cui, per esempio, le molecole del nostro sangue sono identiche a quelle della clorofilla delle piante verdi, «tranne che per un atomo di ferro che sostituisce un atomo di magnesio» -; dell'espansione («l’amore si espande fino al punto di rottura e va anche oltre, cioè va fino alla crocifissione e poi prosegue nella resurrezione»); della creatività, di cui pullula l'universo, ma che negli esseri umani assume poteri «del tutto unici in quanto a capacità demoniaca e distruttrice»; della bellezza (non donarsi reciprocamente bellezza «significa mettersi di traverso all’universo e alle sue intenzioni»); della comunità («la legge fondamentale dell’universo non è la competizione, ma la cooperazione comunitaria»); della sofferenza e della resurrezione (se tutte le cose vivono, muoiono e si trasformano, «forse il fatto che Gesù è stato resuscitato dai morti è ciò che la Divinità fa per tutte le cose che ha creato»).
Vi proponiamo alcuni stralci tratti dal prologo e dal primo capitolo.
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