Il Sinodo valdese: la diversità unisce, la libertà religiosa garantisce uguaglianza
Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 03/09/2016
38641 TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Famiglia Cristiana lo ha recentemente definito «un grande happening ecclesiale, una sorta di Woodstock protestante». Sarà per l’atmosfera solenne ma informale, sarà per la grande quantità di temi, spesso scottanti, comunque sempre attualissimi, sarà per la presenza dei laici e delle donne (anche pastore), sarà per lo stile assembleare e democratico che ha sempre caratterizzato questo evento, in ogni caso, l’attenzione e la curiosità dell’opinione pubblica laica e credente sul Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi, appuntamento annuale di fine agosto, è sempre più forte. L’edizione di quest’anno, nella tradizionale cornice di Torre Pellice (To), svoltasi dal 21 al 26 agosto, ha tentato di fare il punto su temi come le migrazioni e l’accoglienza, l’8 per mille, il cinquecentenario della Riforma protestante, il cammino ecumenico, i rapporti con la Chiesa cattolica al tempo di papa Francesco (specie dopo la visita del 5 marzo, prima volta in cui una delegazione ufficiale delle Chiese metodiste e valdesi è stata ricevuta dal papa in Vaticano, dopo che Francesco il 22 giugno 2015, si era già recato in visita al Tempio di Torino). Quest’anno, infatti, l’attenzione del Sinodo – 180 partecipanti – era volta anche a due importanti novità: da una parte l’inizio, il prossimo 31 ottobre, delle celebrazioni per il cinquecentenario dell’affissione delle 95 Tesi di Martin Lutero sul portone della chiesa del castello di Wittenberg, evento che segna la data di nascita della Riforma; dall’altra, la questione dei rapporti con la Chiesa cattolica che, dopo gli anni del pontificato ratzingeriano che li avevano “raffreddati”, si sono intensificati sotto l’attuale pontificato. La Cei ha in programma un convegno sui 500 anni dalla Riforma, organizzato per novembre a Trento con la collaborazione delle Chiese evangeliche appartenenti alla Fcei. E anche nelle diocesi l’attività ecumenica si è fatta più visibile. Restano però sul tavolo questioni assai concrete – e tuttora irrisolte – come i matrimoni tra cattolici e valdesi, con le relative liturgie ecumeniche, compreso il battesimo dei figli di quelle coppie. «Insieme alla Cei – ha spiegato alla Stampa (21/8) il moderatore della tavola valdese Eugenio Bernardini, riconfermato alla guida dell’organismo “esecutivo” delle Chiese metodista e valdese – circa vent’anni fa avevamo sottoscritto un documento. Dopo c’è stata una “pausa”».
A Torre Pellice le presenze di esponenti della gerarchia cattolica sono state non a caso autorevoli: oltre al vescovo di Pinerolo Piergiorgio Debernardi (che con i valdesi ha un rapporto di consolidata amicizia e collaborazione, ma che dovrebbe presto lasciare perché ha raggiunto la canonica età dei 75 anni), il presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso mons. Ambrogio Spreafico e il direttore dell'Ufficio nazionale ecumenismo e Dialogo Interreligioso della Cei (Unedi) don Cristiano Bettega. A Torre Pellice è giunto poi il messaggio del papa, che ha auspicato che «le differenze tra cattolici e valdesi non impediscano di trovare forme di collaborazione nell’ambito dell’evangelizzazione, del servizio ai poveri, agli ammalati, ai migranti e nella salvaguardia del Creato». Durante il suo intervento, mons. Spreafico ha ringraziato i valdesi per la loro collaborazione all’organizzazione del convegno di novembre, definito «un ulteriore passo verso una comprensione più profonda del cammino di questi 500 anni, che pur ci hanno visti divisi, nell’adesione al nostro unico maestro e Signore, Gesù Cristo».
Tragitti di libertà, anche religiosa
Il Sinodo ha ribadito con forza il carattere plurale e inclusivo della Chiesa metodista e valdese. Anne Zell, pastora della chiesa valdese di Brescia, ha raccontato della sua comunità composta da 150 persone di 12 nazionalità diverse. «Non è solo un impegno di accoglienza, ma un vero e proprio cammino di condivisione e crescita comune, tanto che oggi il nostro Consiglio di chiesa – l’organo responsabile della conduzione della comunità – è composto da persone provenienti dal Ghana e dal Togo, insieme agli italiani».
Tra i temi trattati dai membri del Sinodo, anche il progetto-pilota dei “corridoi umanitari” – promosso dalla Fcei (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di Sant’Egidio grazie a un accordo firmato il 15 dicembre scorso con il governo italiano – che ha portato in Italia, attraverso un regolare volo di linea da Beirut, quasi 300 profughi in larga parte siriani. I promotori vorrebbero veder replicato il progetto dei “corridoi” anche in altri Paesi dell’area Schengen. Ospite della serata (quella del 23) in cui il tema è stato affrontato, anche il giornalista Gad Lerner: «Non la facciamo facile – ha esordito il giornalista –; avete scelto di sfidare le allucinanti tariffe di monopolio che per troppo tempo abbiamo lasciato alle tratte criminali, ma quanto contano, di fronte alla tragedia della Siria, i mille che riuscirete a salvare? Mentalità ciniche e dissacranti – ha specificato Lerner – potranno descrivere come eccentrico e velleitario il tentativo dei corridoi umanitari. Altri invece, e io sono tra questi, laicamente credono alla profezia di queste lungimiranti posizioni di minoranza. Ferma restando l’esiguità numerica, io non esito a definire il vostro progetto profetico». Per Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope della Fcei – finanziato dall’8 per mille delle Chiese metodiste e valdesi e all’interno del quale è nato il progetto pilota dei corridoi umanitari – il progetto è «un’avventura politica, umana e spirituale». Politica, perché «siamo andati a chiedere ai ministri del nostro governo di fare qualcosa di mai fatto prima in Europa»; umana e spirituale, perché «è stato un viaggio nell’umanità del XXI secolo, un percorso negli abissi della nostra coscienza, un’avventura della fede».
La quarta giornata (24 agosto) del Sinodo è cominciata con la preghiera per le popolazioni colpite dal terremoto. La Fcei (cui aderisce anche la confessione valdometodista) ha lanciato una sottoscrizione a favore delle popolazioni colpite dal sisma (www.fedevangelica.it). Il giorno successivo (25 agosto) si è parlato della gestione dei fondi 8 per mille e, più in generale dello stato della libertà religiosa in Italia, con particolare riferimento a quelle confessioni che, non avendo ancora stipulato Intese con lo Stato, non hanno accesso al meccanismo di finanziamento previsto dall’8 per mille. Con un ordine del giorno l’assemblea sinodale ha ribadito l’importanza che riveste il riconoscimento nella nostra società del pluralismo religioso, a cominciare dal dialogo interreligioso, ed ha proposto alle chiese di aderire alla Giornata del dialogo cristiano-islamico (27 ottobre). L’avvocata Ilaria Valenzi, consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers), in conferenza stampa ha dichiarato che «il tema della ripartizione dei fondi 8 per mille alle varie confessioni apre ad una tematica più ampia, che è quella del riconoscimento delle confessioni religiose presenti sul suolo italiano». È vero infatti che le confessioni senza Intesa non possono accedere all’8 per mille, «tuttavia – ha aggiunto l’avvocata – l’art. 19 della Costituzione apre alla possibilità che anche le religioni ancora senza Intesa possano godere di un riconoscimento che sarebbe auspicabile definire tramite una legge organica sulla libertà religiosa». Tra gli ordini del giorno approvati nel corso dei lavori, uno chiede giustizia e verità per Giulio Regeni; un altro che esprime «preoccupazione di fronte all’approvazione di leggi relative all'edilizia di culto, quali quelle di Lombardia e Veneto, che di fatto limitano diritti costituzionalmente garantiti quali la libertà di coscienza e di religione».
* Immagine di Elena Tartaglione, tratta dal sito Wikimedia Commons. Licenza e immagine originale
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