Milano: sfratto al Concilio? CL al posto della Fondazione cara a Martini
Tratto da: Adista Notizie n° 39 del 14/11/2015
38329 MILANO-ADISTA. È l’epilogo di una vicenda che andava avanti da un po’, ma che pure è significativa dei tempi che cambiano e delle stagioni ecclesiali che tramontato: si tratta dello sfratto dato dall'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Milano alla Fondazione Lazzati e all’Associazione Città dell’Uomo. Le due realtà ecclesiali, figlie del Concilio e dell’onda lunga del Vaticano II nella diocesi di Milano negli anni del card. Carlo Maria Martini, utilizzavano la ormai storica sede di largo Corsia de’ Servi 4 in comodato d’uso. Era stato proprio il card. Martini a concedere gratuitamente la sede affinché venisse coltivata la memoria e l'eredità storica di Giuseppe Lazzati (1909-1986), partigiano, padre costituente, rettore dell'università Cattolica, tra gli esponenti più significativi del cattolicesimo democratico e della leadership laicale che tentò di realizzare le intuizioni del Concilio. Città dell'Uomo è l’associazione fondata nel 1985 proprio da Lazzati, con il compito di animazione politico e culturale del laicato cattolico, per “pensare politicamente” ed agire da “cattolici adulti”. Nel corso degli anni, sono stati moltissimi gli incontri, i dibattiti, i convegni, gli eventi culturali e politici promossi da questa vivace realtà ecclesiale. Nel 1994, Città dell’Uomo, assieme ad altri organismi e personalità in vario modo legate al pensiero ed all’opera di Lazzati (e tra queste il card. Martini), ha voluto la creazione di un Fondazione Giuseppe Lazzati, che ha costituito in questi anni il punto di riferimento di una vasta area ecclesiale milanese.
Da tempo però l’Istituto per il Sostentamento del Clero aveva chiesto la disponibilità dei locali in cui erano ospitati Città dell’Uomo e la Fondazione Lazzati per fare cassa. Il paradosso è che ora ad affittare i locali è un centro culturale che fa capo a Comunione e Liberazione, che dell’Azione Cattolica e del cattolicesimo democratico, specie a Milano, è stata la storica rivale sin dagli anni ‘70.
Formalmente e giuridicamente, gli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero non dipendono dalla Curia. Sono nati nel 1986 a seguito dalla legge n. 222/85, che recepiva l’accordo di revisione del Concordato del 1984. Sono enti con personalità giuridica sia civile che ecclesiastica, cui sono confluiti i beni appartenenti agli ex benefici o prebende parrocchiali, ossia quel complesso di terreni e di immobili che servivano ai parroci per vivere, unitamente ai cosiddetti diritti di stola, cioè le offerte legate alla celebrazioni dei sacramenti, dei funerali, delle benedizioni. Pur trattandosi di un organismo distinto dalla Curia di Milano, chi dirige l’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero mantiene spesso stretti legami con il vescovo. Era così ai tempi del card. Martini. Resta così con l’attuale arcivescovo di Milano, il card. Angelo Scola. Il fatto che Scola sia ciellino e che ai ciellini vengano ora affittati i locali della Corsia de’ Servi, al posto di una delle realtà più significative del cattolicesimo democratico e conciliare, uno dei simboli stessi della Chiesa martiniana, ha suscitato più di qualche perplessità. Al punto che la Curia milanese ha sentito il dovere di giustificare la scelta dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, parlando di ragioni strettamente economiche: «Il costo di quell'immobile, in un momento di revisione e di contenimento dei costi, ha spinto la Diocesi a ripensarne l'utilizzo, immaginando spazi per la Fondazione Lazzati più consoni al ritmo attuale delle sue attività».
Amaro il commento, affidato ad un comunicato stampa, dei presidenti che si sono succeduti al vertice di Città dell’Uomo (Enzo Balboni, Luciano Caimi, Guido Formigoni, Franco Monaco, Luigi Pizzolato): «La diocesi ha inteso precisare che le motivazioni sono di carattere strettamente economico e che essa è determinata a concorrere nell’assicurare che sia preservata la memoria della lezione del professor Lazzati, per sostenere il cammino della Chiesa milanese». «Solo ci sia consentito osservare, per amore di verità, che la privazione della sede non ha mancato di procurare, oltre a problemi pratici, un certo disorientamento alle realtà associative cofondatrici della Fondazione, a vario titolo, legate alla eredità di Lazzati. Inoltre, i criteri adottati dalla diocesi per questa decisione, originata da motivi economici, procurano qualche disagio a chi ricorda la espressa volontà del cardinale Martini di fare invece di quel luogo una sorta di richiamo visibile, nel cuore della città, a un uomo e a un cristiano che ha dato lustro alla Chiesa, alla cultura e alla società civile ambrosiana».
«Da tempo cercavamo una sede grande, adatta alle nostre iniziative. Abbiamo contattato l'Istituto della Curia per cercare uno spazio», ha dichiarato invece il nuovo inquilino di Largo Corsia de’ Servi, il direttore del Centro Culturale di Milano Camillo Fornasieri. «Con questo passo, ci assumiamo un impegno economico importante e un sacrificio, confidando nella forza del volontariato. Contribuiremo anche ai lavori di ristrutturazione, che saranno conclusi nel 2016»: «Speriamo così di donare alla città un ancora più grande servizio alla cultura come incontro e di dialogo».
* Immagine di Paul Barker Hemings, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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