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Il nulla che dilaga. Anche in Lombardia una mozione contro il

Il nulla che dilaga. Anche in Lombardia una mozione contro il "gender"

MILANO-ADISTA. Sul fronte dei diritti lgbt si preannuncia un autunno caldo, come già accaduto l'anno scorso, quando diversi consigli comunali e regionali si videro costretti a discutere alcune mozioni in difesa della “famiglia naturale”, in alcuni casi approvate, la cui redazione era con tutta probabilità ascrivibile al movimento ultracattolico Giuristi per la Vita.

Oggi la maratona anti-gay dei governanti locali di destra sembra conoscere una nuova primavera grazie a mozioni che puntano il dito contro la fantomatica “ideologia gender”, inesistente secondo la comunità scientifica, ma comunque molto utile per ragranellare consensi tra cittadini disorientati e forse poco informati, soprattutto nel mondo cattolico.

Il primo “successo” è stato messo a segno dal Consiglio regionale del Veneto, con l'approvazione del dispositivo proposto dal consigliere FdI Sergio Antonio Berlato, dal titolo: “La scuola non introduca ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender” (qui il testo integrale). Anche in questo caso si presume che la regia sia esterna e che il testo del dispositivo trovi i natali nell'ambito della destra tradizionalista cattolica, precisamente nella nota petizione dell'associazione ProVita Onlus.

A ruota, il 3 settembre scorso, è giunta notizia di un'omologa mozione, la n. 500 – dal sempre eloquente titolo “Educazione sessuale e contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde” – depositata presso il Consiglio regionale della Lombardia dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo (qui il testo integrale in formato pdf).

Per capirci, Romeo è quello che, a settembre 2014, ha depositato una proposta di legge regionale per frenare la realizzazione di nuove moschee e che, due mesi prima, aveva portato in Consiglio regionale una “Mozione concernente le iniziative per la tutela della famiglia naturale”, poi approvata, la quale già allora metteva sotto accusa la lotta agli stereotipi nelle scuole, dietro la quale si sarebbe nascosta una «propaganda contro la famiglia naturale».

Il testo della mozione leghista è analogo, se non nella stesura certamente nei contenuti, a quello approvato a Venezia. Nelle premesse si citano trattati, convenzioni, leggi per ribadire le solite cose: c'è solo una famiglia titolare di diritti ed è quella “naturale”, ovvero quella eterosessuale e unita dal matrimonio; i genitori sono gli unici che possono dettare l'indirizzo educativo dei figli. Poi le solite accuse: nelle scuole si insinua una «teoria del gender» che educa alla genitalità, alla masturbazione precoce infantile, a “superare” il concetto di famiglia naturale, ad equiparare forme diverse di unione, a scindere il dato biologico da quello psicologico, con serio pericolo per uno sviluppo sano del bambino. Infine la mozione n. 500 impegna la Giunta regionale ad «intervenire» nelle scuole lombarde al fine di evitare la diffusione di materiali informativi, eventi e corsi a “carattere gender”. In buona sostanza, qualora il dispositivo venisse approvato, nelle scuole della Regione non si potrà più parlare di omofobia, discriminazione delle persone lgbt e stereotipi di genere. Ancora una volta il fantasma del “gender” – inventato ad arte – viene cavalcato dalla destra omofoba per ribadire che le persone omosessuali non sono gradite. E questo – fa sorridere la precisazione leghista – sempre «nel rispetto delle differenze e dell’orientamento sessuale di tutti».

* Foto di JohnPickenPhoto, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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