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RI-EDUCARE ALL’OMOFOBIA? IL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO VOTA UNA MOZIONE ANTI-GAY

Tratto da: Adista Notizie n° 27 del 19/07/2014

37731 MILANO-ADISTA. Un nemico invisibile e tentacolare si sarebbe messo all’opera per sovvertire l’ordine costituito dalla natura, screditando lentamente il ruolo della famiglia tradizionale, fondata sull’unione tra un uomo e una donna, nella società italiana, a partire dall’educazione dei bambini nelle scuole. È proprio per arginare questa deriva che si sono levati gli scudi dei crociati del centrodestra lombardo, capitanati dal capogruppo leghista al Pirellone, Massimiliano Romeo, che hanno presentato e approvato, il 1° luglio scorso in Consiglio regionale, la “Mozione concernente le iniziative per la tutela della famiglia naturale”. Nel testo non si parla di “ordine divino” o delle motivazioni di carattere religioso di tale iniziativa, ma sembra evidente che il brodo culturale in cui è stato partorito sia quello del cattolicesimo conservatore italiano, il quale trova nei partiti omofobi e tradizionalisti un alleato naturale e il braccio armato per le battaglie anti-gay, sempre in voga nonostante il “nuovo corso” pontificio abbia messo all’angolo l’interventismo politico della Chiesa sui “valori non negoziabili”. Emblematiche, in tal senso, alcune iniziative di amministrazioni locali (v. per esempio Adista Notizie n. 13/14), o le mobilitazioni su scala nazionale delle Sentinelle in piedi (v. Adista Notizie nn. 15 e 23/14) e della Manif pour tous, tutte in campo per frenare l’allargamento dei diritti civili alle coppie omosessuali e per rivendicare il loro “diritto all’omofobia”.

Il punto di vista della mozione è esplicitato sin dalle premesse: «La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna rappresenta l’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e l’unico adeguato ambito sociale in cui possono essere accolti i minori in difficoltà, anche attraverso, in casi estremi, gli istituti dell’affidamento e dell’adozione». Affermazione che esclude la possibilità per le coppie omosessuali di adottare minori, e alla quale segue, poche righe dopo, quella – molto cara anche ai vescovi italiani – relativa all’opportunità di stanziare denaro pubblico «al fine di garantire ai genitori un’effettiva libertà nella scelta della scuola per i propri figli, senza essere costretti a sostenere, direttamente o indirettamente, spese supplementari che impediscano o limitino di fatto tale libertà». Che equivale, fuori dalle righe, ad un’implicita richiesta di finanziamento delle scuole private, in stragrande maggioranza cattoliche.

Tali dichiarazioni di principio, che peraltro non trovano che un piuttosto blando riscontro nelle richieste concrete avanzate dalla mozione, sono motivate dal fatto che «in tutto il Paese, con il pretesto di combattere “inutili” stereotipi, si stanno moltiplicando i casi di aperta propaganda contro la famiglia naturale, soprattutto nel mondo scolastico». Sotto accusa le iniziative contro l’omofobia tra i banchi di scuola (letture di romanzi, proiezioni di film, seminari, ecc.) realizzate in alcuni istituti italiani, riprese anche dalle cronache locali e nazionali, e che, dicono gli estensori del testo, intendono imporre «un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi». Nel mirino degli estensori, inoltre, sono finiti anche: il ddl Scalfarotto – passato alla Camera e ora al vaglio del Senato, che propone di estendere le aggravanti di pena previste dalla Legge Mancino per i reati di omofobia e transfobia – il quale, dicono, consegnerebbe al carcere chiunque fosse contrario al matrimonio omosessuale; «la strategia dell’Unar» (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento delle Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri), che ha realizzato i tre opuscoli contro omofobia, bullismo e discriminazione destinati agli insegnanti delle scuole primarie, secondarie di primo grado e di secondo grado (poi bloccati dopo le polemiche scatenate dal quotidiano dei vescovi Avvenire), e che, attaccano, «mira nei fatti a destrutturare la famiglia naturale»; e, infine, il “Documento standard per l’educazione sessuale in Europa”, redatto dalla sezione Ue dell’Organizzazione mondiale della Sanità, colpevole di prevedere «tra l’altro, nella fascia di età fra i quattro e sei anni, l’introduzione alla masturbazione infantile precoce, la capacità di identificare i genitali nei dettagli e l’identità di genere, ovvero la scelta se essere maschietti o femminucce».

A fronte di queste riflessioni, la mozione approvata dalla maggioranza di centrodestra (Lega Nord, Ncd, Lista Maroni, Fi-PdL, Fratelli d’Italia), impone alla Giunta di trovare «una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente sia indirettamente attraverso scuole, associazioni ed enti locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali»; impone inoltre alle istituzioni lombarde di «chiedere al governo centrale la non applicazione del Documento standard per l’educazione sessuale in Europa». L’iniziativa del centrodestra al Consiglio della Regione Lombardia arriva a ridosso del Milano Pride 2014 (il Gay Pride milanese), evento che si è celebrato il 28 giugno con il controverso patrocinio della Regione Lombardia, approvato dal Consiglio di Presidenza grazie al voto “di rottura” del vicepresidente leghista Fabrizio Cecchetti. (giampaolo petrucci)

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